Casertavecchia
Casertavecchia (frazione di Caserta) è un borgo medievale che sorge alle pendici dei monti Tifatini a circa 401 metri di altezza e a 10 km di distanza in direzione Nord-Est da
Caserta. Le origini di Casertavecchia sono ancora incerte, ma secondo alcune informazioni estrapolate da uno scritto del monaco benedettino Erchemperto, già nell'anno 861 d.C. esisteva un nucleo urbano denominato "Casahirta" (dal latino casa che significa villaggio e hirta che significa aspra).
Il borgo ha subito nel corso della storia varie dominazioni.
Originariamente appartenente ai Longobardi, fu ceduto nel 879 al Conte Pandulfo di Capua.
A seguito delle incursioni saracene e alle devastazioni di Capua, gli abitanti e il clero delle zone circostanti trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro.
In questo periodo la popolazione aumentò in modo così considerevole da determinare il trasferimento della sede vescovile all'interno del borgo.
Nel 1062 ebbe inizio la dominazione normanna che portò il paese al massimo livello di splendore con la costruzione dell'attuale cattedrale, consacrata al culto di San Michele Arcangelo. Con alterne vicende il borgo passò sotto la dominazione sveva con Riccardo di Lauro (1232-1266), il quale accrebbe l'importanza del borgo anche da punto di vista politico.
Nel 1442 il borgo passò sotto la dominazione aragonese, iniziando così la sua lunga e progressiva decadenza: a Casertavecchia restarono solo il vescovo e il seminario.
Con l'avvento dei Borboni e la costruzione della Reggia, Caserta diventa il nuovo centro di ogni attività a scapito di Casertavecchia, alla quale, nel 1842, viene tolto il vescovado, anch'esso trasferito a Caserta. Il borgo di Casertavecchia è meta di interesse turistico per via del Duomo, del campanile, dei resti del castello e delle strade dell'intero borgo che ricordano lo splendore di un tempo che fu.
Lo splendido panorama fruibile in molti punti del borgo, i numerosi locali e pizzerie fanno si che spesso gli abitanti dei dintorni vadano a trascorrere il sabato sera nelle vie del borgo.
Manifestazioni folkoristiche come Il ritorno dei cavalieri nel Borgo e Settembre al Borgo, che si svolgono annualmente nel periodo estivo, hanno contribuito alla rivalutazione del territorio
La cattedrale
Caserta Vecchia conserva una straordinaria cattedrale medievale, nella quale si fondono lo stile siculo-arabo, quello delle chiese romaniche della Puglia e lo stile benedettino di Montecassino. Dedicata a San Michele e iniziata dopo il 1113 dal vescovo Rainulfo, i lavori sono proseguiti sotto il suo successore Nicola, per essere terminati nel 1153, come ricorda un'iscrizione all'interno dell'architrave
Il campanile, che domina l'intera Caserta Vecchia, è stato costruito qualche decennio più tardi (la costruzione è stata terminata nel 1234) e mostra già delle influenze gotiche. Come quella di gaeta e di amalfi, culmina in una torre ottagonale che poggia su due piani di bifore, ed è decorato da arcate cieche e da torri agli angoli.
sotto l'arco che scavalca la strada che dà accesso alla piazza del vescovado da sud, quattro lapidi ricordano altrettante visite di papa benedetto xiii, il beneventano vincenzo maria orsini. la cupola ottagonale è a sua volta decorata da due piani di archi ciechi intrecciati, ed è resa particolarmente elegante dall'alternarsi di pietre gialle e bigie, che compongono dei motivi floreali e geometrici stilizzati.
l'arco del portale centrale, il più grande, poggia su due leoni ed è decorato da un toro, quello del portale destro poggia su due animali simili a cavalli, il sinistro su due centauri. più in alto sono due monofore, e gli archi e le colonnine del timpano. il fianco più imponente è il destro, sorvegliato dal campanile e a sua volta decorato da monofore e archi.
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severa ed elegante all'esterno, la cattedrale è particolarmente suggestiva all'interno, di 46 metri di lunghezza, dove le tre navate sono staccate da diciotto colonne provenienti da un tempio romano, con capitelli corinzi (solo uno è jonico); s'impone all'attenzione il pergamo realizzato nel secolo XVII riutilizzando frammenti degli amboni duecenteschi. La struttura, retta da cinque colonnine, è decorata sulla scaletta da mosaici e dalle figure di "Geremia" e di un "Ebreo morso da serpe". L'acquasantiera all'ingresso è stata ricavata da un capitello corinzio del secolo IV e poggia su un leone medievale.
La "Madonna col Bambino" trecentesca sul pilastro alla fine della navata di destra è l'unico frammento rimasto degli affreschi medievali. Meritano attenzione anche alcune lastre tombali medievali e rinascimentali. Notevoli anche il candelabro del cero pasquale e il tabernacolo dell'olio santo, di epoca rinascimentale. Nella sagrestia della cattedrale è un crocifisso ligneo del Trecento; accanto al fianco destro dell'edificio è la duecentesca chiesetta dell'Annunziata, preceduta da un portico del secolo XVIII
Il Castello
L'abitato di Casertavecchia, in mancanza di documenti utili a datarlo, è dalla maggior parte degli studiosi ritenuto coevo alla conquista longobarda del Meridione (dal 570), per espansione di un "pago" romano preesistente che nel tempo aveva accolto le popolazioni locali, quivi rifugiatesi abbandonando le città della pianura. Il castello sorse a guardia del borgo, sul punto più alto del colle, a sentinella sulla pianura e sulle valli del Monte Virgo. Di quel primo castello, luogo di ricovero occasionale per abitanti, animali e masserizie piuttosto che residenza, l'attuale complesso conserva la distribuzione planimetrica irregolare, grosso modo ellittica. Esso esisteva con certezza nell'861, anno in cui Erchemperto, lo storico longobardo, ne da una descrizione, e dal 879 accolse il primo conte Pandolfo. Con la dominazione normanna, "Casahirta" avviata ad una palese autonomia feudale, accrebbe la sua importanza religiosa (per la presenza della sede vescovile) e soprattutto politica e demografica. Ciò impose un rafforzamento delle strutture del primitivo recinto fortificato nei punti più vulnerabili con la costruzione di un mastio e 6 torri a pianta quadrata, erette con muratura a sacco, ancora oggi esistenti, allo stato di rudere. All’età normanna potrebbe risalire una delle torri rettangolari superstiti, quella di fronte all’attuale palazzo, che guarda verso O. L’ipotesi di lavoro è fondata sull’osservazione della grande regolarità del taglio e della dimensione dei tufi a vista del paramento murario, opus questo caratteristico di quell’età in Campania. Nel periodo svevo fu commissionata la completa ristrutturazione del complesso e l'edificazione del grandioso mastio circolare. Forse ad ordinarli fu Riccardo, figlio di Tommaso di Lauro, educato alla corte dell'imperatore Federico II, di cui sposo la figlia Violante nel 1246. La torre fu concepita con un paramento in blocchi di tufo squadrato a vista poggiante su uno zoccolo poligonale in calcare, raccordato al volume cilindrico attraverso unghie triangolari. Tale configurazione, chiaramente ispirata alle due torri federiciane di Capua, vicine per collocazione geografica e temporale, induce ad ipotizzare che alla erezione del mastio casertano parteciparono gli stessi artefici capuani o comunque maestranze ben a conoscenza di quell'esperienza. La torre è tra le più grandi d'Europa, seconda per diametro alla torre della cinta urbana di Aigues Mortes, in Provenza. E' alta circa 30 metri per 19,14 di diametro, ha tre livelli voltati, di cui solo il primo accessibile dall'esterno grazie ad un ponte levatoio che la collegava al vicino castello; la sala superiore comunica con quella d'ingresso per mezzo di una scala in pietra ricavata all'interno dello spessore della muratura; il vano inferiore è accessibile solo per una botola. Alla cultura cosmopolita della casa sveva, cui i conti di Caserta erano legati in parentela, si dové la realizzazione dei "balnea" ubicati sulla cortina meridionale verso il borg
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